Vivere con sobrietà

Passa L@ Parola

«Sono io, non temete»

Gv 6, 20

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MESE di APRILE

dedicato alla DIVINA MISERICORDIA

FESTA DELLA DIVINA MISERICODIA

Promesse di Gesù

La Coroncina alla Divina Misericordia è stata dettata da Gesù a Santa Faustina Kowalska nell’anno 1935.

Gesù, dopo aver raccomandato a S. Faustina “Figlia mia, esorta le anime a recitare la coroncina che ti ho dato”, ha promesso: “per la recita di questa coroncina mi piace concedere tutto ciò che mi chiederanno se questo sarà conforme alla mia volontà“.

Particolari promesse riguardano l’ora della morte e cioè la grazia di poter morire serenamente e in pace. La possono ottenere non solo le persone che hanno recitato con fiducia e perseveranza la Coroncina, ma anche i moribondi accanto ai quali essa verrà recitata.

Gesù ha raccomandato ai sacerdoti di consigliare la Coroncina ai peccatori come ultima tavola di salvezza; promettendo che “anche se si trattasse del peccatore più incallito, se recita questa coroncina una volta sola, otterrà la grazia della mia infinita misericordia”.

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Per la preghiera quotidiana

Vangelo del giorno

Sabato della II settimana di Pasqua

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 6,16-21.

16Venuta la sera, i suoi discepoli scesero al mare 17e, saliti in una barca, si avviarono verso l’altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro. 18Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. 19Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. 20Ma egli disse loro: «Sono io, non temete». 21Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

Commento al Vangelo

San Clemente d’Alessandria (150-ca 215) teologo

Il Pedagogo, III, 12, 101

“Rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti”

Preghiamo il Verbo, la Parola di Dio: Sii propizio ai tuoi figlioli, Maestro, Padre, guida d’Israele, Figlio e Padre, l’uno e l’altro, Signore! Poiché seguiamo i tuoi comandamenti, dacci di raggiungere la piena somiglianza dell’immagine (Gen 1,26), di comprendere secondo le nostre forze il Dio di bontà, il giudice senza durezza. Dacci tutto te stesso: vivere nella tua pace, essere portati nella tua città, attraversare senza soccombere le tempeste del peccato; esser portati ad acque tranquille dallo Spirito santo, dalla Sapienza ineffabile. Dacci di dire, giorno e notte, fino all’ultimo giorno, le lodi e le azioni di grazie all’Unico – Padre e Figlio, Figlio e Padre, Figlio, Pedagogo (1Cor 4,15) e Maestro e allo stesso tempo al Santo Spirito. Tutto appartiene all’Unico, in cui è tutto, per mezzo del quale tutto è uno, per mezzo del quale è l’eternità, del quale noi tutti siamo membra (1Cor 12,27). A lui la gloria e i secoli; tutto al Buono, tutto al Bello, tutto al Sapiente, tutto al Giusto! A lui la gloria ora e per tutti i secoli, amen!

Sinossi Valtortiana del Vangelo del giorno…  ( Giovanni 6,16-21 )

Gesù cammina sulle acque. La sua prontezza nel soccorrere chi lo invoca.

Passa@Parola


22/04/2023 Vivere con sobrietà

Buon sabato

“La temperanza è la virtù morale che modera l’attrattiva dei piaceri e rende capaci di equilibrio nell’uso dei beni creati. Essa assicura il dominio della volontà sugli istinti e mantiene i desideri entro i limiti dell’onestà. La persona temperante orienta al bene i propri appetiti sensibili, conserva una sana discrezione, e non segue il proprio istinto e la propria forza assecondando i desideri del proprio cuore.83 La temperanza è spesso lodata nell’Antico Testamento: « Non seguire le passioni; poni un freno ai tuoi desideri » (Sir 18,30). Nel Nuovo Testamento è chiamata « moderazione » o « sobrietà ». Noi dobbiamo « vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo » (Tt 2,12).

« Vivere bene altro non è che amare Dio con tutto il proprio cuore, con tutta la propria anima, e con tutto il proprio agire. Gli si dà (con la temperanza) un amore totale che nessuna sventura può far vacillare (e questo mette in evidenza la fortezza), un amore che obbedisce a lui solo (e questa è la giustizia), che vigila al fine di discernere ogni cosa, nel timore di lasciarsi sorprendere dall’astuzia e dalla menzogna (e questa è la prudenza) » (Cf 2 Pt 1,4.).”

Catechismo della Chiesa Cattolica 1809

LECTIO DIVINA – Aprile 2023

AMICI E SERVITORI DELLA PAROLA

Sabato 22 aprile 2023 – II SETTIMANA DI PASQUA

DALLA PAROLA DEL GIORNO

«Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca ed ebbero paura. Ma egli disse loro; “Sono io, non temete”. Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti»

Gv 6,19-21

Come vivere questa Parola?

Se il miracolo dei pani e dei pesci, che abbiamo ascoltato ieri, ha lo scopo di rivelare Gesù come profeta e messia, il segno del Signore che cammina sulle acque, destinato ai soli discepoli intende far loro comprendere la sua divinità. Il confronto con il maestro costituisce per loro un esame di coscienza e un richiamo a superare le loro anguste vedute e a confidare nel mistero dell’uomo-Gesù. Con le parole “sono io, non temete” Gesù li rassicura e si fa riconoscere rivelandosi come il Signore in cui risiede la presenza potente del Padre che salva. Gesù è il luogo della presenza di Dio fra gli uomini. Sotto il volto umano si nasconde la sua vera identità. Tutti coloro che sanno leggere nella persona di Gesù la manifestazione stessa di un Dio che ama, diviene suo discepolo e rimane unito a Lui

Accompagna la mia giornata questa Parola: “Non temere”

La voce di un teologo

“Il giusto, che prima badava solo ai fatti suoi e non era disponibile a portare i pesi degli altri, e avendo poca compassione degli altri non era in grado di affrontare le avversità, via via che progredisce e si dispone a tollerare la debolezza del prossimo, diventa capace di affrontare le avversità. E così con tanto più coraggio accetta le tribolazioni di questa vita per amore della verità, quanto più prima rifuggiva dalla debolezza altrui. Piegandosi si erge, inchinandosi si distende e la compassione lo irrobustisce. Dilatandosi nell’amore del prossimo, concentra le forse per innalzarsi verso il suo Creatore. La carità che ci rende umili e compassionevoli, ci solleva poi ad un più alto grado di contemplazione. E l’anima, resa più grande, arde di desideri sempre più grandi e anela a giungere ormai alla vita dello Spirito anche attraverso le sofferenze corporali”.

(Gregorio magno, Commento morale a Giobbe.)

Commento di Roberto Proietti

robertocerreto82@gmail.com

Casa di Preghiera San Biagio www.sanbiagio.org  info@sanbiagio.org

Dal website laparola.it

Breviario Laico, GLI OCCHI DI UNA ZINGARA

22 Aprile 2023/in Riflessioni con Card. Ravasi

Mangi il pane e non ti tieni in piedi, bevi l’acqua e non ti disseti, tocchi le cose e non le senti al tatto, annusi il fiore e il suo profumo non arriva alla tua anima. Se però l’amato è accanto a te, tutto, improvvisamente, risorge, e la vita ti inonda con tale forza che ritieni il vaso d’argilla della tua esistenza incapace di sostenerla.

CHRISTOS YANNARAS

Queste due frasi delle Variazioni sul Cantico dei cantici del teologo greco-ortodosso Christos Yannaras illustrano in modo nitido la forza dell’amore vero. Tutto ciò che il giorno prima non aveva sapore, colore, profumo, dopo che ci si è innamorati si trasforma e trasfigura. È come l’orizzonte che in un giorno nuvoloso è simile a una fascia grigia e che, col sole, si muta in una tavolozza di colori, rispecchiando l’azzurro del cielo e il verde della terra. Se non si conosce l’amore nel senso pieno e assoluto del termine, si può essere allegri ma non veramente felici, si può godere ma non si conosce la gioia, si può agire ma non creare.

È la scoperta di una pienezza che l’amato ti dona in modo unico, come cantava anche Rita Pavone in una canzone degli anni Sessanta: «Come te non c’è nessuno. Tu sei l’unico al mondo». L’amore non è solo unicità, è anche tensione verso l’infinito: per questo non si può avere l’amore ma essere nell’amore; non è un possesso, ma una tensione vitale. Yannaras scriveva ancora: «Se esci dal tuo io, sia pure per gli occhi belli di una zingara, sai cosa domandi a Dio e perché corri dietro a Lui». In ogni amore genuino c’è lo slancio verso l’Amore infinito, totale, assoluto. È per questo che l’amore è grazia ed è nella tradizione cristiana definizione di Dio.

Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori

«Rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3,2).

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