Vivere la Parola

Passa L@ Parola

«Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone»

Lc 24, 34

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MESE di APRILE

dedicato alla DIVINA MISERICORDIA

FESTA DELLA DIVINA MISERICODIA

Promesse di Gesù

La Coroncina alla Divina Misericordia è stata dettata da Gesù a Santa Faustina Kowalska nell’anno 1935.

Gesù, dopo aver raccomandato a S. Faustina “Figlia mia, esorta le anime a recitare la coroncina che ti ho dato”, ha promesso: “per la recita di questa coroncina mi piace concedere tutto ciò che mi chiederanno se questo sarà conforme alla mia volontà“.

Particolari promesse riguardano l’ora della morte e cioè la grazia di poter morire serenamente e in pace. La possono ottenere non solo le persone che hanno recitato con fiducia e perseveranza la Coroncina, ma anche i moribondi accanto ai quali essa verrà recitata.

Gesù ha raccomandato ai sacerdoti di consigliare la Coroncina ai peccatori come ultima tavola di salvezza; promettendo che “anche se si trattasse del peccatore più incallito, se recita questa coroncina una volta sola, otterrà la grazia della mia infinita misericordia”.

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Per la preghiera quotidiana

Vangelo del giorno

III Domenica di Pasqua

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 24,13-35.

13In quello stesso giorno, il primo della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, 14e conversavano di tutto quello che era accaduto. 15Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. 16Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. 17Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. 21Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro 23e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto». 25Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! 26Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 28Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno gia volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. 30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. 32Ed essi si dissero l’un l’altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». 33E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». 35Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Commento al Vangelo

San Gregorio Magno (ca 540-604) papa, dottore della Chiesa

Omelia 23; PL 76, 1182

« Non dimenticate l’ospitalità » (Eb 13,1)

Due discepoli erano in cammino. Non credevano, eppure parlavano del Signore. Improvvisamente egli apparve solo, sotto un’apparenza che non hanno potuto riconoscere. (…) Lo invitarono a condividere l’alloggio, come si fa con un viaggiatore. (…) Apparecchiarono dunque la mensa, presentarono il cibo e Dio, che loro non avevano riconosciuto mentre spiegava la Scrittura, ecco che lo scoprono nello spezzare il pane. Non sono stati illuminati nell’ascoltare i precetti di Dio, bensì nel compierli: “Non coloro che ascoltano la Legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la Legge saranno giustificati” (Rm 2,13). Chi vuol capire ciò che ha ascoltato, si affretti a mettere in pratica ciò che già ha potuto afferrare. Il Signore non è stato riconosciuto mentre parlava; si è degnato di manifestarsi quando gli hanno offerto da mangiare. Amiamo dunque l’ospitalità, fratelli carissimi; amiamo praticare la carità. Paolo afferma a questo proposito: “Perseverate nell’amore fraterno. Non dimenticate l’ospitalità; alcuni praticandola hanno accolto degli angeli senza saperlo” (Eb 13,1; Gen 18,1). Anche Pietro dice: “Praticate l’ospitalità gli uni verso gli altri” (1 Pt 4,9). E la verità in persona ci dice: “Ero forestiero e mi avete ospitato”. (…) “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, ci dirà il Signore al giorno del giudizio, l’avete fatto a me” (Mt 25,35.40). (…) E ciò nonostante, quanto pigri siamo davanti alla grazia dell’ospitalità! Misuriamo, fratelli miei, la grandezza di questa virtù. Riceviamo Cristo alla nostra tavola, per poter esser ricevuti al suo banchetto eterno. Diamo ospitalità a Cristo presente nel forestiero, affinché, nel giudizio non siamo come dei forestieri che egli non conosce (Lc 13,25), bensì ci riceva come dei fratelli nel suo Regno.

Sinossi Valtortiana del Vangelo del giorno…  ( Luca 24,13-35 )

Apparizione ai discepoli di Emmaus.

Passa@Parola


23/04/2023 Vivere la Parola

Buona Domenica

“È tensione della mia vita vivere sempre la Parola, essere la Parola, la Parola di Dio. L’amo tanto che desidererei arrivare al punto che, se mi chiedessero: ‘Ma tu, chi sei?’, vorrei rispondere: ‘Parola di Dio’”.

Chiara Lubich ( https://www.focolaritalia.it/2017/08/31/parola-viva-perche-importante-vivere-la-parola-dio/ )

Lectio divina carmelitana

LECTIO DIVINA – Aprile 2023

Celebrando in Casa: Estranei che condividono un cammino, Cuori che cominciano ad ardere e lo riconobbero
Terza Domenica di Pasqua

La meravigliosa narrazione di Luca dei due discepoli sulla strada di Emmaus è un’altra storia di trasformazione che avviene grazie all’incontro personale con Gesù risorto.

È una storia che scalda il cuore e possiamo facilmente identificarci con i due discepoli che si sentono schiacciati dal peso dei loro sogni infranti. Non credono alla storia delle donne, che Gesù è vivo.

Non riconoscono l’estraneo che cammina accanto a loro. Forse è perché sono tali, e a volte questo non succede anche a noi?

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AMICI E SERVITORI DELLA PAROLA

23 aprile 2023 – III DOMENICA DI PASQUA – ANNO A DALLA PAROLA DEL GIORNO

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno

visto». (Lc 24, 13-35)

Come vivere questa Parola?

“Conversavano… Questionavano”: proviamo ad immaginare il dialogo tra questi due. C’è anzitutto una conversazione. Sono parole deluse e disperate, che costatano l’assurdità dei fatti ed esprimono il desiderio di una fuga in avanti: cose che si dicono e che non cambiano nulla, perché i due discepoli non sanno ancora interpretare tutto alla luce della Risurrezione. Avvicinatosi, camminava con loro: questi due verbi riassumono tutta la missione di Dio, che in Gesù si fa vicino, prossimo all’umanità ed entra nella sua storia, ridando vita alla sua esistenza quotidiana. Per Luca, la familiarità, la vicinanza di Gesù è un elemento costitutivo della Resurrezione. Il primo passo che Gesù compie coi discepoli è forse il più doloroso: non cambia discorso, non cerca argomenti facili per farsi amici i due. Ma va nel più profondo del loro dolore. D’altra parte l’aveva detto che il seme della Parola deve andare in profondità per portare frutto (Lc 8,4-15). Anche se nella sua profondità l’uomo a volte trova molto buio. Ma questo non spaventa Dio che scende con l’umanità per farla risorgere.

Insegnaci che ti riveli dentro di noi come nostra vita. È così che ci fai vivere l’esperienza che sei il significato vero ed ultimo di quanto siamo.

La voce di un critico

“Il silenzio è una delle grandi arti della conversazione.” (William Hazlitt)

Commento di suor Emilia Di Massimo

emiliadimassimo@libero.it

Casa di Preghiera San Biagio www.sanbiagio.org  info@sanbiagio.org

Dal website laparola.it

Breviario Laico, UN BATTELLO SCONQUASSATO

23 Aprile 2023/in Riflessioni con Card. Ravasi

lo mi concepisco come un uomo che ha cozzato in molti scogli, ha evitato a malapena il naufragio passando in una secca, ma conserva ancora la temerarietà di mettersi in mare con lo stesso battello sconquassato, mantenendo l’intatta ambizione di tentare il giro del mondo nonostante queste disastrose circostanze.

DAVID HUME

Un giorno un mio lettore mi inviò questa considerazione del filosofo. inglese del Settecento David Hume e mi propose già il titolo «Ottimismo sincero» e un commento essenziale: «E una frase semplice ma piena di ottimismo che incoraggia ad andare avanti nonostante tutte le difficoltà della vita». Riprendo quella citazione perché la tesi e nitida e diretta: un po’ più ardua è la pratica perché, dopo che un0 si è scottato, si fa cauto anche con le fiammelle. Io, però, vorrei proporre un’altra riflessione, oltre all’osservazione pertinente suggerita da quella persona.

Lo spunto mi viene offerto da quel «battello sconquassato» col quale affrontare di nuovo il mare e i suoi flutti. Da un lato, c’è appunto tutta la grandezza e il fulgore del coraggio, una virtù necessaria per neutralizzare la tentazione dell’inerzia e della viltà. Spesso, infatti, bisogna avere la capacità di osare, sfidando quelle difficoltà che a prima vista sembrano insormontabili. D’altro lato, però, c’è anche l’incoscienza che viene scambiata per ardimento mentre è semplicemente temerarietà e può trascinarti in imprese assurde, scaraventando quel battello sugli scogli per un naufragio definitivo. E allora, prima di ogni decisione, la forza della ragione dev’essere sempre in esercizio, ricordando quel monito che ci ha lasciato nelle sue Note, massime e pensieri il filosofo illuminista francese del Settecento Claude-Adrien Helvétius: «Gli uomini sono sempre contro la ragione quando la ragione è contro di loro».

Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori

«Rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3,2).

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