Vincere l’indifferenza

Passa L@ Parola

«Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna»

Gv 6, 27

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MESE di APRILE

dedicato alla DIVINA MISERICORDIA

FESTA DELLA DIVINA MISERICODIA

Promesse di Gesù

La Coroncina alla Divina Misericordia è stata dettata da Gesù a Santa Faustina Kowalska nell’anno 1935.

Gesù, dopo aver raccomandato a S. Faustina “Figlia mia, esorta le anime a recitare la coroncina che ti ho dato”, ha promesso: “per la recita di questa coroncina mi piace concedere tutto ciò che mi chiederanno se questo sarà conforme alla mia volontà“.

Particolari promesse riguardano l’ora della morte e cioè la grazia di poter morire serenamente e in pace. La possono ottenere non solo le persone che hanno recitato con fiducia e perseveranza la Coroncina, ma anche i moribondi accanto ai quali essa verrà recitata.

Gesù ha raccomandato ai sacerdoti di consigliare la Coroncina ai peccatori come ultima tavola di salvezza; promettendo che “anche se si trattasse del peccatore più incallito, se recita questa coroncina una volta sola, otterrà la grazia della mia infinita misericordia”.

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Per la preghiera quotidiana

Vangelo del giorno

Lunedì della III settimana di Pasqua

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 6,22-29.

22Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, notò che c’era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti. 23Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. 24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. 25Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». 26Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». 28Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?». 29Gesù rispose: «Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato».

Commento al Vangelo

Beato Henri Suso (ca 1295-1366) domenicano

Cap. 54 (trad. cb© evangelizo)

Alla ricerca di Gesù

Circa la questione: “Cos’è Dio?”, tutti i maestri che ci sono stati non hanno saputo spiegarlo, poiché è al di sopra di ogni pensiero e di ogni intelligenza. E tuttavia, un uomo zelante che cerca con impegno arriva ad una qualche conoscenza di Dio, benché in una maniera molto lontana. (…) Così alcuni maestri pagani virtuosi l’hanno cercato molto tempo fa, in particolare Aristotele. Lui scrutò il corso della natura (…); ha cercato con passione e ha trovato. Ha dedotto dalla natura che doveva necessariamente esserci un unico sovrano, signore di tutte le creature, ed è ciò che chiamiamo Dio. (…) L’essere di Dio è una sostanza talmente spirituale che l’occhio mortale non può contemplarla in se stessa, ma la si può vedere nelle sue opere; come dice san Paolo, le creature sono uno specchio che riflette Dio (Rm 1,20). Fermiamoci un istante (…); guarda sopra di te e intorno a te, quanto il cielo è grande e alto nella sua rapida corsa, con quale nobiltà il suo Signore l’ha ornato di sette pianeti, e come lo ha decorato di una folla innumerevole di stelle. Quando il sole brilla gioiosamente e senza nubi d’estate, quanti frutti, quanti beni porta sulla terra! Come i prati sono di un bel verde, come i fiori sono ridenti, come il dolce canto degli uccellini risuona nella foresta e nelle campagne, e tutti gli animali che si erano nascosti nel duro inverno si affrettano ad uscire e si rallegrano; come fra gli uomini, giovani e anziani avvertono questa gioia e se ne rallegrano per la felicità che porta. O tenero Dio, se sei così degno d’essere amato nelle tue creature, quanto devi esser bello e degno d’essere amato in te stesso!

Sinossi Valtortiana del Vangelo del giorno…  ( Giovanni 6,22-71 )

Il discorso sul Pane del Cielo, nella sinagoga di Cafarnao, e la defezione di molti discepoli.

Passa@Parola


24/04/2023 Vincere l’indifferenza

Buon Lunedì

“Così, anche noi siamo chiamati a fare dell’amore, della compassione, della misericordia e della solidarietà un vero programma di vita, uno stile di comportamento nelle nostre relazioni gli uni con gli altri . Ciò richiede la conversione del cuore: che cioè la grazia di Dio trasformi il nostro cuore di pietra in un cuore di carne (cfr Ez 36,26), capace di aprirsi agli altri con autentica solidarietà. Questa, infatti, è molto più che un «sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane» . La solidarietà «è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siamo veramente responsabili di tutti». perché la compassione scaturisce dalla fraternità.”

Papa Francesco ( https://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/peace/documents/papa-francesco_20151208_messaggio-xlix-giornata-mondiale-pace-2016.html )

Lectio divina carmelitana

LECTIO DIVINA – Aprile 2023

AMICI E SERVITORI DELLA PAROLA

24 aprile 2023 – III Settimana del Tempo di Pasqua– ANNO A

DALLA PAROLA DEL GIORNO

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». (Gv 6, 22-29)

Come vivere questa Parola?

Il miracolo dei pani dei pesci è stata la vera notizia, tanto che tutti si mettono alla ricerca di Gesù, scoprendo che egli non è con i discepoli. È così che però affronta la folla: “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”. In realtà chiede: “Ma voi perché mi cercate?” Sì. Perché lo cerchiamo? Non è domanda da poco, anzi. Anche oggi masse di cristiani si spostano continuamente sulle rive contagiate dai segni e dai miracoli. Santuari, luoghi sacri, persone carismatiche: la folla si affolla! Ma chi si cerca in realtà? I segni o il segno? Il dono o il donatore? I colori o la luce?

Attenzione a queste domande. Perché rischiamo di passare la vita tra un miracolo e l’altro dimenticando del tutto la fede in Gesù Cristo. La santità non si acquista sui viali dello straordinario ma nei vicoli dell’ordinario.

Cerco il miracolo e non il segno che di Te in esso si nasconde. Mi chiedo cosa significa per me credere nella mia vita di ogni giorno.

La voce di un’attrice

“Chi non crede nei miracoli, non è un realista.” (Audrey Hepburn)

Commento di suor Emilia Di Massimo

emiliadimassimo@libero.it

Casa di Preghiera San Biagio www.sanbiagio.org  info@sanbiagio.org

Dal website laparola.it

Breviario Laico, NUBI E ONDE

24 Aprile 2023/in Riflessioni con Card. Ravasi

Solleva il capo e osserva il cielo: l’un l’altra si inseguono le nubi. Si sfiorano appena e già sono divise, perdute, l’una per l’altra. Così anche noi ci separiamo, anche noi ci perdiamo, in questo mondo. Abbassa il capo e guarda il mare: l’un l’altra si rincorrono le onde. Si scontrano appena e già sono divise, perdute l’una per l’altra. Così anche noi ci separiamo, anche noi ci perdiamo, in questo mondo.

MARIJA ANDRIEVSKAJA

Non so chi sia Marija Andrievskaja, probabilmente una poetessa russa. Trovo i suoi versi incastonati in un album fotografico ove le immagini sono appunto accompagnate da poesie. Forse un po’ tutti siamo rimasti incantati – e non solo da piccoli – a contemplare forme e movimenti delle nuvole o l’instancabile fremito della risacca sul litorale del mare. La parabola che i versi citati estraggono da quel flusso ininterrotto è semplice e pertinente.

Basta solo osservare una via di città: mille e mille persone che si sfiorano, talora s’incrociano e persino si scontrano, ma poi si perdono verso direzioni diverse. Anche quelle che una volta erano le relazioni indissolubili come il matrimonio o le amicizie sembrano sempre più essere soste temporanee per riprendere un continuo sfiorarsi superficiale. Sono incontri di corpi e non dialoghi di anime e autentici abbracci d’amore. È per questo che, pur crescendo i contatti, i rapporti, le conoscenze, la società attuale è pervasa di solitudine. E Cesare Pavese, che di questo isolamento fu per certi versi una vittima, confessava: «La vera solitudine è una cella intollerabile» (in Prima che il gallo canti).

Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori

«Rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3,2).

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